RACCONTI DI CORSA E CORSE : 16esima edizione della "Maratonina di Villa Adriana" 2017

"Sempre di corsa...attraversando la storia" di Antonio CAPITANO.

Attraversare la storia con una semplice corsa. Una semplicità sorprendente. Una “immersione” che rimanda alle immagini mitologiche. Un microcosmo colorato composto da famiglie, bambini e appassionati che si ritrovano per la gioia di stare insieme. Una comunità non solo sportiva, ma anche esempio di coesione sociale esclusivo. Un privilegio che gli organizzatori hanno voluto diffondere ai tanti che hanno goduto del paesaggio universale.

Questo è quello che è accaduto domenica 28 maggio 2017 in occasione della Maratonina di Villa Adriana. Un percorso attraverso la scoperta o la riscoperta di luoghi immensi patrimonio dell'Umanità. Un valore per la nostra zona e una bellezza sempre nuova. Correre attraversando questi meravigliosi siti, significa fermare il tempo e fermarsi a guardare il regalo dei Tempi. Tempi in cui la nostra zona era completamente diversa. Tempi in cui i grandi viaggiatori venivano ad ammirare le nostre ricchezze. Letterati, poeti, pittori, artisti, musicisti, tutti di grande spessore intellettuale. Le memorie della Yourcenar, le visioni di Goethe, le immagini di Piranesi...Tivoli e la Valle dell'Aniene al centro del Mondo! E, meta di tutte le arti!

Ecco perché una corsa spesso non è solo una corsa...ma è anche incontro con un passato dal quale abbiamo ancora tanto da imparare. Come non pensare alle origini della Maratona. Tutto è partito dalla Grecia nel 776 a.c. ad Olimpia.

Ci sono luoghi che esistono di per sé, per la loro storia, identità, memoria eppure tra il senso dell’essere e il trovarsi esiste una sottile meraviglia: il luogo esiste dal momento che lo si incontra e allora trova ubicazione nella memoria soggettiva non solo in quella oggettiva delle mappe, delle carte, della geografia. Un luogo esiste dal momento che lo si attraversa, che lo si abita. Che lo si ama.

Non si è più abituati a vivere una città senza frenesia, ma la frenesia è il nostro mal di vivere, la nostra nevrosi maggiore. Bisogna che si sappia compiere una scelta tra il veloce e il lento, la frenesia e la quiete e allora riemergeranno altri orizzonti finora nascosti da strati. Riemergeranno gli stati emozionali del vivere e dell’abitare, dell’andare e del venire, del partire e del ritornare. Le emozioni richiedono tempo, il tempo delle sensazioni: vista, tatto, udito, gusto, odorato tutto rientra nella sinestesia del vivere immersi in luogo e allora quel luogo rivelerà tutto il suo carattere, la sua bellezza e quando avrà rivelato la sua bellezza ci apparterrà e noi apparterremo ad esso.

C’è sempre tempo a ripercorrere il ponte a ritroso verso la modernità. Il viaggio è partenza, ma è anche ritorno, ma se vogliamo che sia permanenza allora dobbiamo imprimergli una volontà.

Erri De Luca sostiene che ci sono luoghi sacri, in posti sia umili che meravigliosi, punti fermi nella deriva costante dell'universo: a sfogliarli, come a visitarli, si ottiene il conforto di una stazione di arrivo. Anche se provvisoria, la sosta ha il profumo di pace, di un pane appena sfornato. Che bellezza...

Ma la bellezza così come la capacità immaginifica, la parola, il pensiero va coltivata come una pianta, custodita come un fuoco sacro, tramandata come i geni e c’è un’unica possibilità per farlo: vincere la bruttezza col bello, salvaguardare la cultura, salvaguardare l’arte, tramandarle di rimando dopo averle filtrate nella rete fitta della nostra trama dove l’ordito del nostro agire presente al rovescio offre il disegno vero della riflessione che è dietro ad ogni atto.

Si dovrebbe ripartire, anche con una semplice corsa, e ritornare all’essenza delle cose con valori aggiunti che nella globalità e nell’indifferenziato cercano una propria identità aperta e disponibile, un valore che si aggiunge ad altri valori. E quando si parla di valori umani non si parla di città ideali o di terre promesse si parla di costruzioni possibili e di pietre angolari dove è necessario costruire ponti e creare varchi. Sublimando il paesaggio, il proprio paesaggio. Quello che ci ha visto nascere o crescere o quello che ci ha inconsapevolmente adottato. Quel paesaggio che respiriamo mentre camminiamo o corriamo e che ci accompagna. E' il nostro microcosmo. Il nostro luogo del cuore. La nostra energia.

“A lenire i guai – afferma Andrea Carandini - se non le disperazioni, aiuterebbe ad apprezzare cose insolite: conoscere una città ignota e vicina, ascoltare suoni come quelli di un'arpa, gustare un nuovo sapore, camminare per riabituarci a pensare, esercitare la calligrafia, divenire registi di un proprio spettacolo mentale leggendo un romanzo dell'800, conoscere le teorie indimostrate di un astrofisico, lavorare il legno, sprofondare nel cammino dell'umanità...Attività mentali variegate servono a scrollarci dalla depressione ma anche a produrre meglio cose funzionali e belle”

La bellezza salva la vita! Questo potrebbe essere lo slogan delle nuove “persone” che hanno voglia di ripartire, di rinnovarsi di pulire il mondo con parole e comportamenti. Con una riflessione sulla sua forza e la sua potenzialità trasformatrice, non solo della qualità della vita, ma anche delle coscienze. E anche vedere tante persone correre attraversando la storia è una bella immagine di vita, del vivere; soprattutto quando si attraversano luoghi che si amano, perché se si amano si rispettano e si respirano.

All'interno di Villa Adriana, infatti, non esiste un tempo; tutto sembra essere sospeso perché siamo noi a dare un senso alle rovine che non sono altro che punti di riferimento "viventi" per un tempo da ritrovare.

Antonio CAPITANO