REPORTAGE GARE PODISTICHE :
![]() "Castrum Race: di quella prima volta in cui ho pensato “Non la farò mai piùâ€." |
E’ il 25 Giugno più caldo della mia memoria e quindi non è affatto un “Buon Giornoâ€. Ma – mi dico – fa caldo per tutti, sarà una bella sofferenza collettiva ma sicuramente molto allenante. Bene, nelle previsioni delle 6.00 del mattino me la cavo alla grande. Perché in effetti è stata una bella sofferenza collettiva e – meno male – un grande allenamento. Soprattutto mentale. Eh si, perché mentre al 3° KM le mie gambe hanno iniziato a tremolare – e fin qui tutto gestibile - , la mia testa ha iniziato a ribellarsi – e questo è il guaio serio. Quando mancano ancora 7 Km all’arrivo e si è sotto al sole cocente del 25 Giugno più caldo della tua memoria, la testa in rivoluzione non è un buon segno. Tutto nuovo, tutto brutto. Era già successo di essere in difficoltà , di sentire le gambe stanche, avere mal di spalle, sorprendersi nel pensare “Perché l’ho fattoâ€, ma non mi era mi capitato di pensare seriamente di fermarmi e ritirarmi dalla gara. Ricordo molto bene un preciso istante: lo sterrato davanti agli occhi, il sole dritto sulla nuca, la mancanza di alberi e brividi di freddo. Brividi di freddo. Alt, è il 25 Giugno e ci sono circa 35° (alle 9.30 del mattino). Nessuna persona sana può avere brividi di freddo durante uno sforzo fisico del genere. Ho provato un misto di paura e sorpresa e proprio quando, alla vista della salita che mi aspettava, stavo per cedere alla dolcezza della rassegnazione una voce amica (niente di meno che il Presidente) mi riporta sulla terra: “Dai, bevi c’è il ristoro a 10 metri. Poi cammina per un po’ in salita e quando te la senti ripartiâ€. Sante parole e santo ristoro. Era lì e non lo vedevo, annebbiata dal sole e dallo sforzo. Rallento fino a fermarmi, mi rinfresco, bevo e riprendo a muovere i passi camminando. Poco dopo aumento di nuovo il ritmo, cercando il mio solito passo in salita, ma devo accettare il limite delle mie gambe e del mio corpo in totale sofferenza. Accuso il colpo e - cosa piuttosto stupida da fare – mi arrabbio con me stessa. Passo i seguenti 3 km a rimuginare sul “come è possibileâ€, “perché ho ceduto cosìâ€, “ma quando finisceâ€! fino a quando il mio Tom Tom non mi avvisa: “Ultimo chilometro, Sprint finaleâ€. A queste parole – bellezza dell’autoironia – mi sciolgo in una risata silenziosa quanto liberatoria. Prendo la definitiva consapevolezza della mia stanchezza e mi lascio andare ad un passo lento, pesante e cadenzato. Mi guardo da fuori e trovo molto buffo il fatto che me la sia presa con me stessa. Perché è bene spingersi al limite, tentare il massimo e costringersi a fare un po’ di più, ma non è sempre vero che la stanchezza è illusoria. Non è sempre valida la regola della “testa che comanda il corpoâ€. Lo è nel 90% dei casi, certo. Ma la volta in cui sei nel restante 10%, la tua testa non può molto. Anzi, rischia di peggiorare la situazione con la sua testardaggine, facendoti incaponire su un ritmo che non puoi sostenere e che ti porta ad andare ancora peggio. E, mentre la solita voce conosciuta, mi dava consigli e spronava a non mollare, la testa ha iniziato a seguire il corpo, mi sono rilassata e ho iniziato a godermi (per quanto possibile) le salite, le brevi discese, l’ultimo tratto di sterrato e la doccia fresca lungo la strada. Non pensavo più al tempo, non pensavo al passo. Ero troppo stanca per farlo e mi sembrava straordinariamente bello dover solo mettere un piede dietro l’altro, cercando di continuare nonostante le gambe a pezzi. Tra le varie immagini degli ultimi 300 metri ne ricordo due incredibilmente vicine (per minutaggio), ma straordinariamente lontane, per stato d’animo: L’ultimo tratto di salita con Francesco e Paolo che mi affiancano prendendomi per mano per tagliare insieme il traguardo: un gesto che racconta molto della bellezza di questo sport. E la frase strozzata, pronunciata non appena arrivata e rivolta ad Alessio e Daniele già al traguardo: “Questa gara non la farò mai più!†N.B. Per dovere di cronaca, tengo a sottolineare la bellezza della gara in sé! 10 km intensi e molto piacevoli se affrontati nel giusto modo…quindi non come me! ![]() |
BENNATI JLENIA
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